«Adesso che vi aveva rimesso piede dopo tanti anni, quell’isola gli apparve dolente nella sua magnetica e affascinante refrattarietà. Più la osservava e più la immaginava sotto quel cielo senza luce come fosse nell’inverno dell’attesa: ostaggio delle mareggiate, stordita dal vento di ponente che il buio delle notti senza luna ne ingigantiva la forza tanto da far serrare la gente nelle case per la paura.
Sulla destra vide la bronzea Sciara del Fuoco che rifletteva sull’acqua le ustioni della terra e il colore della cenere, restituendogli così un odore di bruciato e un lieve senso di vertigine come quando bevi un sorso di più.
Lo straordinario silenzio pulito. Solo le voci del vento e della risacca del mare.
Ora pensò nitidamente che non avrebbe più sopportato il bombardamento, i siluri del tempo e i suoi inganni. E si chiese per l’ennesima volta se fosse mai riuscito a ingannarlo lui, il tempo. Quasi che approdando qui, sull’isola, avesse potuto comperarsene un po’, per spenderlo quando ne avesse avuto bisogno.»